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FOTOGRAFIA AMBIENTALE ALL'INFRAROSSO NELLA RICERCA PARANORMALE



Nel campo della ricerca parapsicologica la fotografia all'infrarosso riveste un ruolo molto importante, anche se secondario rispetto a quella all'ultravioletto, che avremo modo di approfondire in futuro. Ma cominciamo a definire questo tipo di mondo a noi “invisibile”. Le radiazioni elettromagnetiche (onde elettromagnetiche) vengono classificate in base alla frequenza o all'energia dei fotoni. All'aumentare della frequenza queste onde prendono il nome di: radioonde - microonde - infrarosso - luce visibile - ultravioletto - raggi x e raggi gamma. A seconda della loro energia, queste radiazioni provocano fenomeni di ionizzazione della materia che attraversano, ionizzazione variabile a seconda del tipo di materia attraversata, dal tipo di radiazione, ovviamente e dell'energia, come gia' detto. Le radiazioni ionizzanti si estendono al di sotto della banda dell'ultravioletto. Il nostro occhio è in grado di percepire una piccolissima parte dello spettro elettromagnetico, definito quello della luce visibile (detta anche luce bianca). La luce bianca, irradiata appunto dai raggi solari è in grado di farci percepire il mondo come lo conosciamo grazie alle frequenze dei colori che il nostro occhio cattura.

Per comprendere meglio questo pensate all'arcobaleno: esso non è altro che la suddivisione di ogni singolo componente della luce bianca. In termini di lunghezza d'onda in nanometri (ricordo che la lunghezza d'onda delle radiazioni e.m è inversamente proporzionale alla frequenza delle stesse) noi riusciamo a vedere dai 400 nm ai 700 nm. All'estremità di queste lunghezze d'onda abbiamo l'ultravioletto (dai 100 nm a 400 nm) e l'infrarosso (700 nm - 1000 microm). Parti di queste frequenze possono essere catturate in termini fotografici mediante varie tecniche.

La fotografia all'infrarosso viene sperimentata tramite due tipi di tecniche, la fotografia ambientale e quelle dell’infrarosso riflessa, che sono simili nel loro concetto base. Nella fotografia ambientale è il sole che fornisce alla scena da fotografare l’indispensabile illuminazione IR, nella fotografia riflessa, ad ovvia causa della mancanza di sufficiente illuminazione IR naturale, siamo noi che la apportiamo mediantel’utilizzo di fotodiodi (L.E.D.) capaci di generare tali emissioni spettrali. Questi fotodiodi emettono fasci di fotoni aventi una lunghezza d’onda che interessano proprio il nostro campo applicativo. Nel grafico sopra riportato vediamo lo spettro emissivo di un L.E.D. infrarosso, che ha una curva emissiva di picco da 910 nm a 970 nm. Per farvi comprendere meglio, questi fotodiodi sono utilizzati come illuminatori infrarossi per le telecamere notturne o di video sorveglianza, oppure, sono molto più comuni da riscontrare nei telecomandi delle normalissime televisioni, che permettono di gestire da distanza i comandi remoti della televisione. Questi sono solo alcuni esempi esplicativi, i fotodiodi sono impiegatissimi nel mondo dell’High Tech . Che sia infrarosso ambientale o riflesso, noi non facciamo altro che riprendere i differenti comportamenti della materia irradiata con l’infarosso, che può assorbire o riflettere questa frequenza. Una nota molto importante: la fotografia all'infrarosso non consente di registrare le radiazioni termiche spontanee emesse dai corpi a temperatura ambiente. L’emissione spontanea dei corpi più caldi, come gli scappamenti delle automobili o i gas di scarico egli aeroplani, delle ciminiere industriali ed i corpi soggetti ad attrito, può essere registrata solo se la temperatura raggiunge i 250°-300° C, perché solo in tali casi le radiazioni da essi emesse raggiungono il limite di sensibilità delle acquisizioni CCD, e, ovviamente, in questo caso la ripresa deve essere effettuata al buio. La rilevazione di sorgenti di calore e di corpi a temperatura più bassa di 250°C fino a temperatura ambiente è possibile, ma richiede l’uso dei rilevatori non fotografici e riguarda il campo della termografia (il costo di una buona termo camera si aggira intorno ai 10.000 –15.000 euro). In pratica si può affermare che la fotografia all'infrarosso consiste nella registrazione delle radiazioni infrarosse emesse in abbondanza dal sole o da altre sorgenti di luce artificiale e riflesse o assorbite dai corpi che le circondano. Le radiazioni riflesse o assorbite dai corpi non dipendono dalla temperatura dei corpi stessi, che può essere anche molto bassa, ma dalla loro struttura e composizione, cioè da caratteristiche che non sono rilevabili all'occhio umano


http://www.academia.edu/565593/FOTOGRAFIA_AMBIENTALE_ALLINFRAROSSO_CON_STRUMENTI_FOTOGRAFICI_DIGITALI


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